Il silenzio è qualcosa di più della tranquillità.
Questo è un brano tratto dai testi del grande maestro SRI AUROBINDO.
Adoro la sua semplicità e umiltà di esposizione.
Prima di leggerlo fermatevi, fate qualche respiro profondo ad occhi chiusi e semplicemente spegnete il vostro cellulare.
Il silenzio è qualcosa di più della tranquillità.
Può essere acquisito bandendo del tutto i pensieri dalla mente interiore, mantenendoli silenziosi o completamente al di fuori.
Ma è più facile stabilirlo con una discesa dall’Alto:
lo si sente scendere, penetrare e occupare, avvolgere la coscienza personale, che tende allora ad immergersi nel vasto silenzio impersonale.
La pace, shanti
La calma, sthirata
La tranquillità, achanchalata
Il silenzio, nishchala niravata
La tranquillità è uno stato che non ammette né agitazione né turbamento.
La calma è anche uno stato che nessun turbamento può scuotere, ma meno negativo della tranquillità.
Uno stato ancor più positivo è la pace: essa porta con sé un senso di liberazione e di stabile armonioso riposo.
Nel silenzio, infine, non hanno luogo movimenti né della mente né del vitale: regna in questa condizione una totale immobilità che nessuna azione superficiale può penetrare o alterare.
Rimanete nella tranquillità e non turbatevi se per un certo periodo è una tranquillità vuota; spesso la coscienza assomiglia ad un recipiente che deve essere svuotato del suo contenuto confuso e sgradevole, che deve essere mantenuto momentaneamente vuoto, fino a che non potrà essere riempito di cose nuove e vere, giuste e pure.
Bisogna solamente evitare di riempire il vaso col suo antico contenuto melmoso.
Nell’intervallo aspettate, apritevi verso l’Alto, invocando continuamente e serenamente, con ardore contenuto, che la pace penetri nel silenzio, e quando la pace sia sopravvenuta, chiedete la Presenza e la gioia.
La calma, anche quando sembra essere inizialmente una cosa negativa, è così difficile da raggiungere che il fatto di averne anche soltanto un poco dev’essere considerato un gran passo avanti.
In realtà, la calma non è una cosa negativa, bensì la natura stessa del Sat-Purusha (L’essere divino) e il fondamento positivo della Coscienza divina.
Qualsiasi cosa si cerchi, qualsiasi cosa si trovi, occorre conservare la calma.
Se la Conoscenza, il Potere, l’ananda (Felicità, Beatitudine) vengono e non trovano queste fondamenta, sono incapaci di rimanere e devono ritirarsi fino a che la purezza e la pace divina del Sat-Purusha siano stabilite in modo permanente. Aspirate con aspirazione calma e profonda agli altri elementi della Coscienza divina. Essa può essere tanto ardente quanto calma, ma non dev’essere impaziente, agitata, né piena di impazienza rajasica.
Solamente in un essere e in una mente tranquilli, la Verità supermentale può innalzare la sua creazione.