Bramacharya: Visione religiosa tradizionale
Questo mese a Intimate Yoga abbiamo parlato di Bramacharya.
C’è molto da scrivere per cui dividerò in più parti il post.
Brahmācarya devanāgarī: si traduce letteralmente con “condotta in armonia con il Brahman. Continenza.
Ogni studente (uomini: brahmacari /donne (brahmacarini) nel momento in cui si avvia e completa gli studi presso il suo Guru entra nella fase della vita che nell’induismo viene chiamata Bramacharya e deve essere praticato rigidamente. (scuola: Gurukula)
Lo studente studia asana, Krya e mudra per imparare a controllare e gestire le sue energie per poterle veicolare e arrivare al Samadhi.
La castità non è solo fisica, ma anche verbale, di pensiero e dei sensi.
Finite le scuole può scegliere se sposarsi o se diventare monaco e praticare il bramacharya per il resto della sua vita.
Alcune persone, come ad esempio mahatma Gandhi, dopo gli studi si è sposato, ma ha scelto di praticare dopo la nascita dei figli, Bramacharya dal 1906 in poi.
Patanjali è molto chiaro a riguardo:«Quando si è fermamente stabiliti nella continenza si ottiene vigore.» Yogasutra 2,38
E’ la castità, l’astinenza sessuale per la purificazione dai bisogni terreni, è imparare l’auto controllo delle proprie pulsazioni per dedicarsi totalmente alla meditazione.
E’ il non disperdere le proprie energie nell’atto sessuale per la crescita spirituale.
È un passo fondamentale per l’illuminazione.
Inutile dire quanto possa essere difficile e quanto possa diventare sofferenza se nella testa di chi sceglie di farla non è chiaro il punto di arrivo.
E’ la gestione delle pulsioni, della marea che cresce dentro ognuno di noi di cui sentiamo la necessità di dovercene liberare per poi tornare nel torpore fino alla prossima marea.
È trattenere per trasmutare, invece che disperdere l’energia sacra. E’ la via per l’abbandono all’attaccamento alla possessività (aparygraha), la liberazione dalla schiavitù per mantenere cuore e mente liberi e puri.
Nel prossimo post troverete alcune citazioni dai testi tradizionali.
Namastè!