Bramacharya: Testi della tradizione
Swami Sivananda nel suo libro Pratica del Bramacharya da delle indicazioni molto chiare a riguardo: Il “brahmacharya è purezza nel pensiero, nella parola e nelle azioni.
Il brahmacharya è celibato e continenza.
Il brahmacharya non comprende solo il controllo del sesso o dell’organo (indriya) della riproduzione, ma anche quello di tutti gli altri indriya (inteso come 5 sensi).”
Il grande rishi Yajnavalkya lo definisce così:
Kayena manasa vaccha sarvavasthasu sarvada
Sarvatra maythunatyago brahmacharyam prachakshate.
“Brahmacharya è astenersi per sempre, in tutti i luoghi e in tutte le circostanze dal maithuna (piacere sessuale), sia fisicamente che mentalmente che nelle parole”.
Nelle Kata Upanisad invece troviamo questo : “…sappi che il Sé è il padrone del carro ed il corpo è il carro, sappi che l’intelletto poi è l’auriga e la mente le redini. I cavalli sono i sensi, gli oggetti dei sensi sono l’arena. I saggi chiamano “colui che prova piacere” l’insieme di Sé, di sensi e di mente. Colui la cui mente è instabile, ha i sensi indocili, come un auriga che abbia cavalli bizzarri. Ma colui che possiede la ragione e ha la mente sempre presente, costui ha i sensi docili, come un auriga che abbia cavalli docili. Colui che è privo di ragione, senza criterio, sempre impuro, costui non giunge alla sede suprema, ma ricade nel ciclo delle esistenze.(….)”
Nella Bhagavad Gita invece troviamo: “Lo yoga non potrà essere raggiunto né da colui che mangia troppo, né da colui che si astiene dal cibo, né da colui che dorme troppo, né da colui che troppo veglia. Raggiungerà lo yoga colui che mangia e beve come si conviene, di cui tutti gli atti sono regolati dalla ragione, e che sa equilibrare il sonno e la veglia”.
Infine cito Sri Nisargadatta Maharaj:”Il mio mondo è come il tuo. Io vedo, sento, penso, parlo e agisco in un mondo che percepisco come te. Ma per te è tutto, per me, è quasi niente…la realizzazione, il piacere e il dolore hanno perso la loro influenza su di me. Mi sono liberato dal desiderio e dalla paura. Mi sono ritrovato pieno, bisognoso di niente”.